CRITICHE

Romeo Lucchese

L’evoluzione della pittura di Renato Bussi di Romeo Lucchese Osservando attentamente l’evoluzione della pittura di questo autentico artista, ispirato come pochi, constatiamo che il suo impegno agli inizi della sua intensa storia artistica – cioè fine anni 40/inizio anni 50 – è dedicato principalmente al disegno, un disegno fedele alla realtà, ma dotato di un suo febbrile espressionismo. Pare quasi che Bussi seguisse allora il consiglio di Ingres dato a Degas: “Disegnate delle linee, molte linee, così diverrete un buon artista”. Un critico che vuol capire un artista come Bussi, e cerca di illustrarne l’attività pluridecennale, non può esimersi dal far notare la perseveranza dell’artista nella sua ricerca di sintesi assoluta, che lo spingeva ad un instancabile nomadismo. E via via, il critico si accorge che Bussi, attraverso le differenti luci delle stagioni e dei luoghi visitati (di cui ha capito la natura e lo spirito più intimo), ha compiuto passi enormi: lasciando le linee esterne e i chiaroscuri, il pittore è riuscito col solo colore (come i fauves , ma con una materia più ricca e sensuale) a creare le sue nuove forme, i pieni, i vuoti visti nella realtà, ma trasfigurati dalle sue visioni. A poco a poco, quei colori sono giunti, attraverso la propria materia e la propria trasparenza, a rappresentare l’anima delle cose, la presenza essenziale, cioè una presenza quasi mistica, astratta. In questa mostra, abbiamo così modo di vedere l’intera evoluzione del pittore, attraverso i suoi stilemi, fino alle sue più recenti valenze nelle composizioni cromatico-musicali. Nel primo periodo, la maggioranza dei dipinti di Bussi è costituito dai paesaggi, e ciascuno di essi corrisponde a un suo stato d’animo, talvolta malinconico, ma molto più spesso gioioso, di quella gioia di cui sono pieni, attraverso i colori vivaci, che rappresentano – direttamente o allusivamente – l’aria aperta, i grandi spazi, i cieli e le luci vitali, nei loro quadri, i migliori artisti d’oggi, a qualsiasi movimento appartengano. Spesso, accanto ai paesaggi di Parigi, Venezia, Roma, Amsterdam, troviamo numerose le “campagne”: italiana, bretone, greca, spagnola, umbra, calabra. Ma la mancanza dei nomi dei paesaggi non è che una conferma del fatto che il pittore non era ispirato dall’intera realtà davanti al suo sguardo, ma dai colori edalla luce di quella realtà, filtrata attraverso la sua propria sensibilità, la sua emozione. Ciò che urgeva in lui era una visione dello spirito di quei colori. E già allora, dunque, si andava manifestando così nel pittore il bisogno dell’astrazione: una necessità che è sinonimo di conquista di senso di libertà, una conquista quasi mistica. In realtà, il vero e definitivo incontro con tale espressione d’arte, Bussi l’ha avuto grazie a Kandinskij, più precisamente quando ha letto il suo saggio “Du spirituel dans l’art (et dans la peinture en particulier)” del 1912 e che Bussi lesse già nel 1949, prima ancora di partire per Parigi. Questa lettura operò una vera innovazione interiore nel giovane artista, restando incancellabile sottofondo nella sua idea di arte pittorica, tanto che nel 1954 si recò a Monaco di Baviera e a Berlino proprio per conoscere e studiare a fondo l’opera di Kandinskij. Forse fin da allora egli cominciò a operare un vitale innesto suo particolare tra surrealismo e astrattismo, che fiorirà più tardi in quello che è l’attuale suo astrattismo-espressionista: uno stile di grande libertà espressiva, dove la realtà sfocia di continuo nel fantastico. Alcune opere recenti di Bussi superano per modernità le opere d’ispirazione gestuale di qualche famoso astrattista, come pure le opere dei citazionismi e quelle dei giovani della transavanguardia, per invenzione poetica, per ricchezza di temi e, soprattutto, per valori pittorici. Infatti, i suoi quadri vibrano d’una loro luce interiore che riflette molte luci, armonie e colori da lui raccolti nei suoi numerosi viaggi attraverso lo spazio e il tempo. La ricca memoria del pittore non ha più bisogno di andare in cerca di novità e di incontri piacevoli: essa ricrea, con l’aiuto della fantasia, i sogni e le visioni, un susseguirsi di scene gioiose, felici, con i colori, i toni, le armonie musicali dei rapporti cromatici. Ad esempio, sopra un disteso paesaggio ideale, vediamo passare nell’aria trasparente e giuliva un volo aerino, angelico, di brezze e venti leggeri (“Passaggio di alisei”), in un susseguirsi di rarefatti toni di colori che sapientemente scivolano a compenetrarsi l’uno nell’altro, riuscendo a dare, oltre tutto, la netta percezione del movimento. Poiché Bussi è anche uno dei pochi pittori d’oggi che sanno servirsi delle tecniche più avanzate, come cinema e televisione. In questo modo, la sue arte è tutt’altro che meramente decorativa, ma è -- come poche – piena di contenuti, espressi per sintesi rigorosa quanto totalizzante, e per ciò stesso profondamente comunicativa. Pittore coraggioso, Bussi non teme di spingersi in campi mistici e in slanci ecologici simili a canti in onore della natura. Egli è così giunto a compiere un superamento della realtà oggettiva, una trasfigurazione di essa, ma dandocene soggettivamente tutta l’essenza, tutto il profumo e la vitalità esistenziale, attraverso i puri accordi dei colori.