CRITICHE

Antonio Donat-Cattin

Renato Bussi viaggiatore incantato di Antonio Donat-Cattin Atmosfera, colore, magia. Tre momenti dell’opera di Renato Bussi, inseparabili. Pittore nel senso più solare della parola, Bussi aggredisce con slancio impetuoso i temi della natura e le ansie dell’uomo, fissandone sulla tela, in termini perentori ma liberi, i momenti più veri e più accesi. Pittura di luce, guizzante e lirica, pittura soprattutto di racconto, ognuna di queste immagini è la pagina spontanea e preziosa di un notes colorato nel quale compaiono distinte in un fraseggio agile e compiuto le singolari impressioni dell’artista. In Grecia o in Inghilterra, in Spagna o in Francia, Renato Bussi ha catturato ogni volta con agile piglio scorci e spazi, irripetibili, nei quali, quasi in obbedienza al gioco concertato di una metrica rigorosa, si sono avvicendati, con pause sapienti e scandite, i fogli del suo diario di incantato viaggiatore. Nell’osservare questi appunti poetici, stupisce come tra la concretezza delle forme strappate alla natura e l’astrazione dei cieli profondi e densi corra un rapporto, al punto di non saper distinguere la linea di demarcazione tra i due momenti. Come se cielo e terra avessero esteso e allargato l’un sull’altro, e viceversa, il raggio della loro rispettiva autonomia. Il cielo, in particolare, ha nella pittura di Bussi una parte originale: è spazio corposo, quasi propaggine di una tangibilità che sembra mutuata dalla consistenza oggettiva della materia. Ma dalla violenza e dalla ridda dei tocchi cromatici di taluni esemplari soggetti di natura, ai toni sommessi, tenui e impalpabili della pittura d’atmosfera, il repertorio dell’artista muove con agilità e occhio vivissimo su una gamma espressiva mutevole ed estesa. La ricerca del pittore nel paesaggio è quella di un nomade, di un poeta errante che sa piegare il proprio linguaggio ai suggerimenti, ai toni e alle modulazioni dell’imprevisto, del sogno, della luce, del sentimento e della ininterrotta novità del mondo.